martedì 12 febbraio 2019

OLD BUT GOLD: DRAGON QUEST XI

Quando ti rendi conto di avere troppi giochi che pian piano si accumulano sullo scaffale e poco tempo a disposizione per giocarli per via del lavoro e dei vari impegni che la vita ti riserva ogni giorno, devi fare delle scelte su quanto tempo puoi dedicare al tuo hobby preferito. Siti come howlongtobeat.com mi hanno aperto un mondo di pianificazione di titoli che posso o non posso affrontare in un determinato momento. Per questo fattore sto prediligendo di questi tempi giochi single player brevi ma intensi, ergo mi precludo titoli dalle decine e decine di ore come appunto Dragon Quest XI. Ricevuto come regalo di Natale, fortemente voluto, sono partito con l'idea che dovevo assolutamente finirlo, visto il desiderio di Jrpg che pervade in me da troppo tempo. Avendo in lista titoli "time consuming" come Final Fantasy e Persona vari, ho deciso per optare per DQXI perchè avevo proprio voglia di classicismo se cosi si può dire.
Dragon Quest XI è l'ultimo esponente della serie capostipite dei Jrpg, una vera e propria istituzione nella Terra del Sol Levante che, nel resto del mondo, non ha avuto lo stesso attecchimento di cui hanno goduto serie dello stesso genere come Final Fantasy. Creato dal trittico Yuji Horii (il papà della serie), Akira Toriyama come Character Design e Koichi Sugiyama come compositore, la serie vanta ormai più di 30 anni di vita. Prima della fusione con Square, Enix non ha mai portato un capitolo ufficiale in Europa, e non ha portato nemmeno tutti gli esponenti rilasciati in Giappone negli Stati Uniti (pubblicato qui con il nome Dragon Warrior). Un vero peccato, ma con la fusione delle due più famose case di Jrpg, siamo riusciti a ricevere quasi tutti gli esponenti principali della saga. In un periodo di forti cambiamenti nel genere, molto più orientato verso l'action, DQXI arriva rispolverando il più classico dei gameplay a turni, con a mio avviso migliorie per quanto riguarda lo snellimento e la velocizzazione dei menu e della cura e rivitalizzazione di tutti i personaggi. Presente anche la possibilità solo "estetica" e non funzionale di poter girare intorno al campo di battaglia con il proprio alter-ego virtuale durante il combattimento, scelta che provoca un certo senso di libertà ma che non porta alcun vantaggio in termini di gameplay.  Personalmente ho impostato dopo le prime ore, la visuale classica, con i personaggi che fronteggiano l'avversario, come nei vecchi episodi. Per quanto riguarda il mondo di gioco, si è optato per un finto open world, visto che tutte le location verranno svelate solo seguendo la trama praticamente lineare e determinate regioni o luoghi saranno inaccessibili fino a determinati eventi nella storia. Verso la fine e soprattutto dopo l'end game sarà esplorabile liberamente tramite mezzi o con il teletrasporto (abilità usabile per visitare i luoghi già visitati in precedenza) tutta la mappa di gioco. La trama in se mi è piaciuta tanto, matura e ricca di colpi di scena niente male. Dopo la fine avremo accesso ad una ricca fase end game, dove potremmo completare tutte le missioni secondarie nuove e vecchie e progredire ancora con la storia per poter vedere il Vero Finale. La fase end game è molto ripetitiva e c'è un senso di backtracking davvero forte, con novità a livello di luoghi da visitare non esaltante. Comparto artistico invece maestoso, il tratto caratteristico del Maestro Akira Toriyama prende letteralmente vita, creando un'effetto misto tra cartone e realtà niente male. La caratterizzazione visiva dei personaggi principali e secondari è fantastica, le città sono immense e ricche di dettagli caratteristici che ne contraddistinguono la fonte d'ispirazione. La varietà di palazzi , abitazioni, castelli e architetture in generale è impressionante, come i vari interni visitabili. Ho perso un sacco di tempo con la visuale in prima persona per osservare minuziosamente ogni particolare delle città visitate, come per esempio il cibo, le piante e gli animali, i fiori, piccoli dettagli che le rendevano "vive".
Per quanto riguarda invece il frangente musicale, se pur con le ottime rivisitazioni dei classici della serie, ho sofferto un po' la ripetitività di alcuni brani e soprattutto la poca varietà. Speravo in un cambio di musiche ad ogni città, ma purtroppo non è stato cosi. Fa storcere un po il naso che DQVIII ha le musiche orchestrate in-game mentre DQXI no. Peccato. Altra cosa secondo me positiva è stato il doppiaggio in inglese, con i vari tipi di accento usati per dare più personalità ai personaggi, come per esempio l'inglese forbito di Serena e Veronica o l'accento scozzese di Rab. Ho trovato i nostri compagni d'avventura e le loro storie solide, ben diversificate e con una grande capacità di attaccamento. Personaggi poi sopra le righe ma molto originali come Sylvando sono una ventata d'aria fresca nel panorama videoludico moderno...cosa che non si può dire del personaggio che interpreteremo, l'Eroe...scialbo e anonimo. La scelta di non farlo parlare "alla  Link" di Zelda, non mi ha convinto. L'ha reso quasi un'ombra rispetto ai comprimari e soprattutto ai protagonisti del passato di DQ. Per quanta riguarda le classi, non si possono cambiare. Ogni personaggio ha un set di abilità che si sviluppano tramite una "tabella" che ricorda un po la sferografia di Final Fantasy X.  Novità nella serie anche la presenza di falò in cui ci si può accampare per salvare, ripristinare le forze e forgiare armi e armamentari con l'utilissima Forgia da Viaggio, vero aiuto per creare potenziare i nostri armamenti, accessori e vestiari. Un'altro fattore negativo per quanto mi riguarda, è stata la traduzione in italiano, dove sono stati cambiati un sacco di nomi (lo noterete subito nei primi dialoghi dove il nome pronunciato è un altro rispetto a quello scritto) e anche il senso di qualche frase. Sempre riguardo alla traduzione dei resti in italiano, una cosa che non ho mai sopportato in generale nei giochi, è il voler usare i vari dialetti per differenziare alcune popolazioni. Badate bene, non è un discorso di "razzismo culturale" ma leggere il dialetto siciliano non è il mio forte, come immagino leggere il veneto per un napoletano non sia il massimo. Questo ha portato ad una strana scelta nel gioco, far parlare appunto il dialetto siculo ad un popolo di pescatori di un villaggio che ricorda Okinawa e non far parlare il veneto a Gondolia (già il nome vi farà capire a che città potrà essersi mai ispirata) è una scelta che non condivido, ma questo è un mio personalissimo pensiero. Interessanti come sempre i minigiochi, tra cui spicca come sempre il Casinò, vero e proprio marchio di fabbrica di DQ. Non pensavo mi rubasse cosi tanto tempo. Peccato per le corse di cavalli, molto belle ma le avrei sfruttate e diversificate un po di più. 

Anche se in questa breve opinione ho messo in risalto qualche lato "negativo", ho letteralmente amato DQXI, dall'inizio alla fine e lo considero un Capolavoro nel suo genere. Era da anni che non spendevo 113 ore su un titolo, tanto da spingermi a platinarlo. Se vi piacciono i Jrpg giocatelo, vivetelo, amatelo, ne varrà sicuramente la pena! Uno dei migliori titoli nel suo genere di questa generazione. Aspettando il XII...



...ecco una piccola carrellata di foto eseguite dal vostro affezionatissimo con il photo mode del gioco.





































...See you Soon


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